Mimì. Anna Laetitia Pecci Blunt:
la sua anima in un archivio.
La vita, gli appunti e le immagini
Nella sua dimora estiva, questa donna eccezionale ha ospitato e reso famosi i nomi più importanti del primo Novecento come Salvador Dalì, Jean Cocteau a Alberto Moravia, proprio dove e come aveva fatto Elisa Bonaparte 100 anni prima.
Oggi un’installazione di immagini con un suo video ritratto celebra il suo amore per la vita, per la libertà, le sue passioni per l’arte, l’etnografia, la musica e il bello.
Visto il grande successo, la mostra è stata prorogata restando quindi aperta al pubblico per questa stagione.
“Mimì. Anna Laetitia Pecci Blunt: la sua anima in un archivio. La vita, gli appunti e le immagini”. Una donna raffinata e straordinaria, colta e mecenate, che nella sua Villa Reale di Marlia (Capannori) a Lucca ha ospitato e portato alla fama i più importanti nomi dell’arte, del teatro e della letteratura del Novecento, da Salvador Dalì a Jean Cocteau a Alberto Moravia.
Ricorrendo il centenario dell’acquisto da parte della famiglia Pecci Blunt della Villa Reale di Marlia, una mostra celebra la figura e l’opera della contessa Mimì Pecci Blunt, il suo eclettismo, l’animo votato al bello e la capacità di vedere e diffondere l’arte, all’estero come in Italia.
La contessa Mimì creò nella sua dimora un circolo artistico e intellettuale dove si riunivano poeti, artisti e musicisti come Djagilev, Dalì, Cocteau, Valery, Poulenc e Claudel, rendendo questa villa lucchese il cuore del mondo e insieme un luogo di grande ispirazione e di stupende amicizie di altissimo livello artistico e intellettuale. Delle sue feste si parla sulle riviste del tempo, come Vogue, che riportano i nomi degli ospiti più illustri. Dai suoi scatti fanno capolino i più grandi nomi della cultura moderna ritratti sul bordo della piscina o impegnati in una danza o durante uno spettacolo in costume nelle numerose feste dedicate all’arte e alla creatività.
La mostra è a cura di Roberta Martinelli, le ricerche storiche e i testi sono di Simonetta Giurlani Pardini, il progetto di allestimento è di Beatrice Speranza, il video ritratto è di Giulia Vannucci. L’esposizione è ambientata nella nuova ala della Palazzina dell’Orologio, nella grande cucina al piano terra che era il centro di quelle serate e che per la prima volta viene aperta al pubblico. Documenti della vita di Mimì, come i suoi dischi, le sue riviste, la sua collezione etnografica e i cimeli appartenuti a papa Leone XIII, sono conservati negli spazi del primo piano della palazzina.
La mostra è promossa da Henric e Marina Grönberg, proprietari di Villa Reale di Marlia, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e dall’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana” .
Individuando il collegamento ideale e pratico tra i fasti del periodo della Principessa Elisa Bonaparte, proprietaria della villa tra il 1806 e il 1814, e la valorizzazione della villa concepita e realizzata da Mimì, l’associazione ha potuto far emergere la linea di continuità che ha caratterizzato lo straordinario complesso monumentale di Villa Reale di Marlia, segnandone il suo destino di luogo della cultura e dell’arte.
Mimì e Elisa. Mimì, dopo averle restituito l’identità napoleonica acquistando arredi originali del Primo Impero, l’ha utilizzata con lo stesso mecenatismo che aveva contraddistinto la politica di Elisa. Ma questo non è il solo trait-d’union, si potrebbe dire, fra le due donne, dal momento che anche a Parigi entrambe, pur a un secolo di distanza, hanno abitato nello stesso quartiere, ad appena 600 metri di distanza l’una dall’altra.
Cento anni dopo l’acquisto di Villa Reale da parte dei conti Pecci Blunt, si rende così omaggio a Mimì che, con determinazione, convinse il marito Cecil ad acquistarla. Mimì, Anna Laetitia Pecci Blunt, ha lasciato qui, in questo luogo tanto amato, un archivio creato da lei stessa che è una vera e propria autobiografia. A partire dal suo atto di nascita, ritagli di giornali, fotografie, lettere, documenti datati e catalogati, Mimì emerge come protagonista della vita mondana internazionale, ma soprattutto come una mecenate impegnata costantemente nel diffondere le nuove tendenze culturali e nel sostenere le avanguardie artistiche.
Ogni momento della sua vita viene fissato attraverso foto quasi sempre scattate da lei, accompagnate dalla notazione di date, luoghi e nomi dei presenti. Non mancano commenti ironici e acuti che ci fanno capire la sua personalità complessa.
“La Villa Reale di Marlia è uno scrigno di tesori, alcuni già conosciuti, altri svelati negli ultimi anni e chissà quanti altri ancora nascosti – scrivono nel catalogo i proprietari di Villa Reale, Marina e Henric Grönberg –: è costante lo stupore che proviamo grazie alle scoperte che animano le nostre giornate seguendo i lavori di restauro. L’imponente intervento di ripristino di tutto il complesso è partito nel 2014 quando prendemmo in consegna la grande proprietà con i suoi edifici e giardini in condizioni ormai critiche. Dopo anni di incessante lavoro e di cantieri vediamo finalmente i risultati di tanto impegno con la gioia di poter condividere con i visitatori questo grande patrimonio architettonico e paesaggistico italiano di inestimabile valore. Proprio in occasione della prima apertura degli appartamenti restaurati di Elisa Bonaparte Baciocchi, grazie all’Associazione Napoleone ed Elisa da Parigi alla Toscana, abbiamo approfondito la conoscenza di questa principessa straordinaria e appreso le sue abitudini, il suo stile di vita e le sue scelte di arredo nella Villa Reale. Adesso, attraverso questa mostra, siamo in grado di scoprire il mondo di un’altra grande protagonista della storia della proprietà: Mimì, la contessa Anna Laetitia Pecci Blunt, che nel secolo scorso fece vivere a Villa Reale di Marlia anni di gloria, mecenatismo e cultura, tra artisti, scrittori, personaggi famosi. Presentiamo oggi una importante collaborazione con l’associazione napoleonica per far conoscere una nuova ala della Palazzina dell’Orologio, dove cimeli, fotografie e video ci permettono di fare un altro viaggio nella storia, incredibilmente curioso e inaspettato”.
“Questa mostra, dedicata alla contessa Anna Laetitia Pecci Blunt, nota con il nome di Mimì, è il felice esito di due operazioni: il recupero ed il ritorno alla sua originaria bellezza della Villa Reale, condotto con munificenza e lungimiranza dagli attuali proprietari e insieme il percorso culturale incentrato sulla valorizzazione del ruolo e della personalità di Elisa Bonaparte, principessa di Lucca – spiega la curatrice Roberta Martinelli, già direttore dei Musei Nazionali delle Residenze Napoleoniche dell’isola d’Elba e presidente dell’associazione ‘Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana’ -. Nella strategia di Elisa, indirizzata a trasferire a Lucca il brillante modo di vivere di Parigi, capitale dell’Impero, la villa di Marlia assolveva ad una funzione di assoluta importanza: era il luogo di delizia dove la principessa riuniva la sua corte che in quell’ambiente ameno ed elegante poteva provare le seducenti sensazioni della bellezza realizzata.
Sicuramente era a quelle scene che ha pensato Mimì Pecci Blunt quando, divenuta proprietaria della Villa di Marlia nel 1923, ne volle fare un luogo ospitale per gli artisti e i letterati frequentati a Parigi ed a Roma. Dotata di una innata predisposizione principesca, Mimì fece rivivere alla Villa i fasti del tempo elisiano e, perché non si perdesse memoria dei nuovi incantesimi che nascevano dalle sue mani, provvide a conservarne la testimonianza affidandola ad un archivio che custodisce il segreto della sua meravigliosa vicenda.
Dopo il recupero realizzato dalla proprietà, che ringraziamo per averci coinvolto come associazione offrendo una consulenza storica basata sulle attività di studio e ricerche portate avanti in questi anni, era giunto il momento giusto per alzare lo sguardo dalla villa di Elisa alla maison de campagne di Mimì. Questo centenario esigeva infatti una considerazione speciale che sapesse rimettere la contessa Anna Laetitia Pecci Blunt al centro di una storia europea d’arte e di cultura che ha avuto come scenario la splendida Villa di Marlia”.
“Un sentito ringraziamento – sottolinea – va a Gaia De Beaumont, diretta discendente di Mimì Pecci Blunt, e a sua figlia Sabina Bernard, per la gentilezza e disponibilità con cui ci hanno accolto e aiutato, e a Pietro Ermanno Meschi al quale dobbiamo il piacere del nostro incontro a Roma con Sabina Bernard. La fotografia scelta per l’immagine della mostra proviene proprio dall’archivio Pecci Blunt, che hanno messo a disposizione”.
“Il progetto di approfondire la vita di Mimì è nato a Villa Reale di Marlia, nel momento in cui abbiamo potuto sfogliare un suo album privato– scrive Simonetta Giurlani Pardini, autrice dei testi del catalogo -. Sotto ogni scatto, con la sua calligrafia piccola e ordinata, c’era la descrizione del luogo e i nomi dei protagonisti di quelle immagini. Quell’album era datato 1926, nelle prime pagine, Mimì aveva immortalato nel giardino della villa, Sergej Djagilev, Boris Kochno e Serge Lifar, tre fra i più importanti componenti dell’avanguardia artistica degli anni Venti: i Balletti Russi.
Da quell’album la ricerca è andata avanti, grazie al privilegio di poter consultare l’archivio creato e organizzato dalla stessa Mimì che aveva raccolto e catalogato fascicoli di scritti e documenti. È stato emozionante toccare quelle pagine che lei stessa aveva avuto tra le mani, sentire l’odore dei suoi quaderni fatto d’inchiostro, di carta ma soprattutto di polvere, quella che si posa sulle cose del passato e che è in attesa di essere spazzata via per far riaffiorare ricordi lontani.
Inserito in una cartellina, di un azzurro ormai sbiadito, era custodito il suo atto di nascita, l’inizio del suo percorso in questa vita. E poi, nella lunga fila di scaffali, erano raggruppati in ordine cronologico i segni dei momenti più significativi della sua vita: quaderni, lettere, fotografie, ritagli di giornali, riviste e i suoi taccuini dove ad ogni lettera dell’alfabeto corrisponde l’indirizzo di personaggi del jet set internazionale ma soprattutto di pittori, musicisti, scrittori, attori fra i più importanti del Novecento e che lei definiva i “miei parenti illustri”. Mimì ci ha lasciato una vera e propria autobiografia in cui lei si racconta come protagonista della vita mondana internazionale, ma soprattutto come una mecenate impegnata costantemente nel diffondere le nuove tendenze culturali e nel sostenere le avanguardie artistiche. La narrazione di una donna che ha saputo realizzare il suo progetto di una vita dedicata all’arte, ma la vita stessa di Mimì è stata un’opera d’arte”.
Il progetto della mostra, del catalogo e la grafica, sono di Beatrice Speranza, fotografa e architetto. “In questo progetto espositivo, che ha comportato un grande studio, vogliamo raccontare la storia di Mimì attraverso le immagini che lei stessa ci ha lasciato, i suoi appunti, i suoi documenti e lettere, tutto organizzato e archiviato con una precisone tale da sembrare proprio che questi nastri che raccolgono i suoi documenti siano stati preservati per essere sciolti e svelati – scrive nell’introduzione al catalogo -. E noi con grande emozione e rispetto ci siamo avvicinate sfogliando pagine di una vita intensa, che siamo qui a raccontarvi non solo tramite questa narrazione studiata attraverso i testi e i libri di chi l’ha conosciuta, ma anche con la presentazione di un’istallazione temporanea realizzata proprio nelle ex-cucine dove Mimì e suo marito Cecil organizzavano le loro feste. Punto focale un video ritratto realizzato da Giulia Vannucci, giovane autrice da me scelta per la sua sensibilità, che ho conosciuto e apprezzato durante il suo progetto sulle biografie di fotografi”.